News dalla Facoltà Economia, News dalla Facoltà Formazione, News dalla Facoltà Giurisprudenza, News dalla Facoltà Lettere e Filosofia, News dalla Facoltà Lingue, News dalla Facoltà Medicina, News dalla Facoltà Psicologia, News dalla Facoltà Scienze Bancarie, News dalla Facoltà Scienze politiche e sociali

Che valore ha la nostra presenza studentesca in Cattolica?

A partire dall’Inaugurazione dell’Anno Accademico e da alcuni Open Day di Facoltà, è riaffiorata in noi una domanda pungente: Che valore ha la nostra presenza studentesca in Cattolica?

Magnifico Rettore,

Chiarissimi Professori,

Cari studenti,

Durante il recente discorso tenuto in occasione dell’Inaugurazione del nuovo Anno Accademico, alla presenza del Ministro Bernini, il Rettore ha avuto modo di delineare il profilo che il nostro Ateneo intende assumere «in un nuovo contesto competitivo, un mercato nel quale alla crisi dell’università come istituzione corrisponde la crescita di un’industria della formazione»1. Per non cedere alla logica compromissoria di tale nuova impostazione culturale, risulta necessaria una «riaffermazione dell’identità dell’Università», nel caso del nostro Ateneo «una precisa identità valoriale e culturale» che innerva lo «sviluppo della missione educativa».

Sono stati quindi messi a fuoco i tre fattori costitutivi di tale identità: l’essere sintesi di ricerca scientifica ed educazione, l’essere comunità educante e la reputazione in quanto capacità di creare valore pubblico. Alla luce di ciò e delle affermazioni in merito al valore sociale che l’università deve creare – la conoscenza e la cultura, che «esistono nelle persone che conoscono, non esistono come realtà astratta» –, sono sorte in noi alcune domande che desideriamo porvi.

Come si può parlare di educazione e di «comunità educante», senza una comunità educata? Qual è lo spazio e il peso effettivo riconosciuto allo studente nella «riaffermazione dell’identità dell’Università» di cui parlava il Rettore nel discorso, pronunciato davanti a una platea composta quasi unicamente dal personale docente e amministrativo? I pochi studenti presenti, salvo i collegiali tenuti alla partecipazione, hanno potuto prendere posto solo nelle ultimissime file dell’Aula Magna.

Qual è effettivamente lo scopo dell’Università, cioè in che cosa consiste, concretamente, la «missione educativa» dichiarata dal Rettore? Se è vero ciò che ci è stato detto in conclusione del discorso («l’università esiste per voi»), noi studenti siamo chiamati ad essere protagonisti attivi di questo luogo. Pertanto, non desideriamo essere trattati come clienti, ridotti a fruitori di un servizio più o meno apprezzato, ma essere guardati con stima, perché abbiamo bisogno di maestri da seguire per scoprire autenticamente noi stessi.

E ancora, quale fattore distingue la proposta dell’Università Cattolica da quella degli altri Atenei – statali, ma soprattutto privati –, tale anche da giustificarne i costi? Quella «precisa identità valoriale e culturale» che ha costruito questo luogo è ancora viva e significativamente attuale nelle decisioni sulla didattica e nelle aule di lezione?

Noi riteniamo che i nostri studi, in particolare quelli umanistici, siano un tesoro inestinguibile per la costruzione della nostra persona e per lo sviluppo della società intera. Essi, però, possono svolgere il loro legittimo ruolo di protagonisti solo in un’Università non solo non concepita come un’industria, ma concretamente generata, in continuità con la propria storia, dalla vivacità umana e intellettuale di una comunità di docenti e studenti unita e «capace di esprimere […] ‘quel gaudium de veritate tanto caro a Sant’Agostino, cioè la gioia di ricercare la verità, di scoprirla e di comunicarla’».

Questo è quanto ci auguriamo nella prospettiva di questo Anno Accademico 2022-2023, da poco iniziato: un concreto perseguimento della linea e degli ideali proposti dal nostro Rettore.

Perché ciò avvenga compiutamente è imprescindibile la presenza creativa di ognuno di noi studenti, vivificata dai rapporti con compagni e professori, innanzitutto a lezione, ma anche fuori dall’aula a partire da uno studio condiviso. Questo è quello che noi desideriamo: vivere l’Università in dialogo. A chi può bastare essere solo il cliente di un’industria? Se ci fosse stato lasciato posto anche nell’intera Aula Magna, l’avremmo riempita? Noi vogliamo esserci per crescere e fiorire come soggetti liberi e critici, continuamente interrogati e mossi da quanto studiato.

Siamo stati toccati nel vivo, infatti, quando il Rettore individuava la vocazione educativa del nostro Ateneo in quella di «formare persone […] mosse da domande che le inducono a spingere lo sguardo verso i fondamenti delle discipline affrontate», persone abitate da una tensione di sapere che impedisca qualsiasi forma di accontentamento. Che faccia, insomma, desiderare sempre di più.

Questo è il livello al quale non vogliamo e non possiamo venir meno.

Magnifico Rettore, qual è il compito reale riservato dall’Università agli studenti che lei ringraziava in Aula Magna alla fine del suo discorso? Chiarissimi Professori, noi siamo ancora un arricchimento per la vostra ricerca? Cari studenti, c’è ancora qualcuno che vuole vivere l’Università per scoprire la propria identità e non limitarsi alla fruizione di un servizio?

Noi ci siamo.

ATENEO STUDENTI
Maria Zagra, Martino Borghi, Emilia Protti, Chiara Arienti

1Dal discorso di Inaugurazione del Rettore Franco Anelli, disponibile integralmente sul sito dell’Ateneo.

Convidi sui social

Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on linkedin
Linkedin
Share on whatsapp
WhatsApp